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Il progetto di Urso per evitare le scuole coraniche "Ora di religione islamica" La nuova proposta dei finiani Introdurre nelle scuole pubbliche e private, un’ora di religione islamica, alternativa a quella cattolica Il cardinale Carlo Maria Martini scriveva sul Corriere :"Io ritengo che la Chiesa debba intervenire poco e solo quando è veramente necessario". La lega ribadisce il suo no. Contrario anche il cardinal Tonini D'Alema: "Si all'ora di Islam a scuola" E anche il Vaticano è favorevole "Giusto consentire ai bimbi di un'altra religione di avere questa opzione" "La Chiesa non può tacere, peccherebbe di omissione. Vicina la scelta del nuovo direttore di Avvenire" Bagnasco: no ai conflitti su tutto L’Italia ha bisogno di coesione Il capo dei vescovi: l’ora di religione islamica non fa parte della nostra cultura 2009-10-18 |
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CORRIERE della SERA
per l'articolo completo vai al sito Internet http://www.corriere.it2009-10-1 L’intervista - "La Chiesa non può tacere, peccherebbe di omissione. Vicina la scelta del nuovo direttore di Avvenire" Bagnasco: no ai conflitti su tutto L’Italia ha bisogno di coesione Il capo dei vescovi: l’ora di religione islamica non fa parte della nostra cultura La "lotta di tutti contro tutti" e il "clima di scontro sistematico alimentato ad arte" impediscono di vedere i problemi reali e fanno male a un Paese che ha bisogno di "coesione nazionale", perché "nessuno che abbia un minimo di buon senso può pensare di avvantaggiarsi dei disastri altrui". Il cardinale Angelo Bagnasco, per la prima volta dopo il caso Boffo, parla dei rapporti tra la Cei e la Segreteria di Stato e della situazione nella Chiesa. E ancora interviene su immigrazione, omofobia, testamento biologico, ora di religione islamica: delineando la "visione della vita alternativa" di una Chiesa che rifiuta d’essere ridotta a "parte politica", non vuole "imporre" nulla ma rivendica la libertà di parlare e "contribuire al bene comune". Eminenza, il mese scorso descriveva un’Italia "attraversata ciclicamente da un malessere tenace quanto misterioso", fatto di "risentimenti" e "contrapposizione permanente". E chiedeva di "voltare pagina ". A che punto siamo? "Quando la polemica prende il sopravvento sui problemi reali della gente, come ad esempio l’occupazione o la sanità, la politica smarrisce il suo fine. Il rischio viene da lontano e certamente il bipolarismo ha enfatizzato, ma non creato la nostra atavica tendenza a dividerci piuttosto che ad affrontare le questioni nodali del Paese". E quindi? "Non credo giovi a nessuno questo scontro sistematico su tutto, alimentato ad arte, e cercato come fine a se stesso. Sono persuaso che la crisi economica imponga misure condivise e pesi equamente ripartiti se non vogliamo sciupare quella risorsa a beneficio di tutti che è la coesione nazionale". Quanto lo scontro tra fazioni riflette il clima politico o mediatico e quanto invece la realtà del Paese? "Lo scontro in atto riflette quel virus individualista che ha derubato la coscienza moderna di una certezza elementare, e cioè che si sta tutti sulla stessa barca. Se manca la coscienza della relazione come asse portante dell’esistere, come ci ha pure ricordato Benedetto XVI nella Caritas in veritate , va da sé privilegiare la parte rispetto al tutto, muoversi quindi in ordine sparso, in una sorta di lotta di tutti contro tutti". Con il caso Boffo, il direttore diAvvenireche si è dimesso dopo l’attacco delGiornale ,anche la Chiesa è stata coinvolta negli scontri. Si è avvertita una mancanza di sintonia tra Cei e Segreteria di Stato, sullo sfondo il dissidio sulla "guida" nei rapporti con la politica. Cambia la relazione tra Chiesa e politica? "Personalmente non vedo in atto degli scontri nella Chiesa, tantomeno tra la Cei e la Santa Sede. So piuttosto che c’è una sorta di divisione dei compiti che corrisponde alla diversa fisionomia delle due realtà che assolvono a compiti asimmetrici, essendo noi solo una espressione locale a differenza dell’altra che ha invece una vocazione universale". Quali compiti, in sostanza? "La Cei, come del resto ogni Conferenza episcopale del mondo, ha come compito, secondo le indicazioni esplicite della lettera apostolica Apostolos suos , al numero 15, 'la promozione e la tutela della fede e dei costumi, la traduzione dei libri liturgici, la promozione e la formazione delle vocazioni sacerdotali, la messa a punto dei sussidi per la catechesi, la promozione e la tutela delle università cattoliche e di altre istituzioni educative, l’impegno ecumenico, i rapporti con le autorità civili, la difesa della vita umana, della pace, dei diritti umani, anche perché vengano tutelati dalla legislazione civile, la promozione della giustizia sociale, l’uso dei mezzi di comunicazione sociale'. Differente e decisamente con un respiro più internazionale è il lavoro della Santa Sede che si fa carico sul piano diplomatico dei rapporti con i singoli Stati". Si dice che la stagione del "ruinismo", della Chiesa che parla "a voce alta", appartenga ormai alla storia. "Come ebbe modo di scrivergli personalmente lo stesso Benedetto XVI il 23 marzo 2007, alla fine del suo mandato, il cardinale Ruini 'ha guidato i vescovi italiani in una fase delicata e cruciale della storia del popolo italiano' e 'con tenacia e coraggio' ha così 'reso un servizio non solo al Popolo di Dio ma all’intera Nazione italiana'. La stagione del mio predecessore va interpretata però non semplicemente come una vicenda legata alla sua persona, ma come una fedele interpretazione della linea di Giovanni Paolo II prima e poi di Benedetto XVI". Alcuni temono che il suo ruolo di presidente della Cei si faccia più arduo. "Non esiste una Chiesa dell’era Ruini e oggi una Chiesa dell’era Bagnasco perché la Chiesa anzitutto appartiene solo a Gesù Cristo e, nel caso specifico, la Chiesa che è in Italia intende essere vicina al magistero del Papa, per tradurne le istanze nel nostro contesto. Questa a me pare la prospettiva da privilegiare: senza operare riduzioni troppo personalistiche e lasciando emergere che se una linea c’è è quella che si lascia ispirare dalla vicinanza non solo geografica con il Santo Padre ". Lei ha detto che la Chiesa non può essere né "coartata" né "intimidita". Vi siete sentiti strumentalizzati? "La Chiesa non è conosciuta realmente per quello che pensa e per quello che fa. Spesso si va avanti per luoghi comuni, rieditando interpretazioni superate dalla storia. Ad esempio, continuare a presentarci sempre come una parte politica e non invece come una istanza religiosa e culturale che ha tutto il diritto di entrare nei dibattiti pubblici che hanno a che fare con l’uomo e con la società, è riduttivo. Così come perpetuare pregiudizi di vario genere che tendono a fare una caricatura delle nostre posizioni piuttosto che cercare di porsi in dialogo con esse è ugualmente riduttivo. Penso che anche oggi, come in ogni epoca storica, la Chiesa sia portatrice di una visione della vita alternativa e spesso in controtendenza che non vuole imporre: chiede solo di essere lasciata libera di proporla, nella ferma convinzione di contribuire al bene comune". È passato un mese e non avete ancora nominato il nuovo direttore diAvvenire.Quale figura state cercando? "La scelta è vicina, trattandosi di una persona che deve incarnare il sentire cattolico dentro le trame delle vicende quotidiane, con uno sguardo capace di far emergere la realtà ancor prima delle sue interpretazioni ". Si racconta che i candidati considerati graditi alla Segreteria di Stato siano guardati con sospetto alla Cei, e viceversa... "È un’illazione che non gode del conforto della realtà. I rapporti sono improntati a grande stima, affetto e collaborazione, nel rispetto delle responsabilità asimmetriche di cui ciascuno si fa carico per il bene della Chiesa, del Paese e del mondo". Al sinodo per l’Africa si denuncia la disperazione degli immigrati respinti. Come devono cambiare le leggi? "Il problema dell’immigrazione non può essere risolto nel chiuso del nostro Paese perché si tratta di un fenomeno globale che esige una risposta concertata. Penso che l’Europa non possa rinnegare le sue radici cristiane che ne hanno fatto storicamente una terra di passaggio e di progressiva integrazione, attraverso una politica che sappia rigorosamente tenere insieme il principio dell’accoglienza e quello della legalità. La storia è lì per ricordarci, casomai la memoria fosse svanita, che anche in epoche molto più statiche e lontane il mondo è sempre stato attraversato dalle persone e dalle merci. Perché proprio quando il mondo si è fatto ancora più piccolo dovremmo bloccare questo processo di sempre?". Ha parlato di una "deriva mediatica" che altera le parole di Benedetto XVI. Da cosa sarebbe motivata? "Si preferisce talvolta una lettura parziale che tende a distorcere il messaggio evangelico perché appaia o risuoni come incoerente o anacronistico, e la Chiesa venga dipinta come animata solo dalla volontà 'di alzare muri e scavare fossati', soprattutto in materia di etica. In realtà, a ben guardare, dietro ogni 'no' della Chiesa c’è sempre e ancor prima un 'sì', ben più grande e impegnativo". C’è un annoso problema sul rapporto tra principi etici e leggi. Il testamento biologico, ad esempio: si vuole imporre per legge la nutrizione e l’idratazione forzata, ma non è forse la coscienza il luogo ultimo delle decisioni etiche? "La coscienza retta e formata resta sempre l’ultima frontiera davanti a cui arrestarsi, ma solo una visione individualista potrebbe ridurla a un soliloquio. In realtà nessuna decisione è umana se vissuta nell’isolamento e non aperta a un confronto con gli altri e, prima ancora, con la verità delle cose. È innegabile che il momento della prova estrema è oggi vissuto sempre più in solitudine, ma questo è più l’effetto di un degrado umano che non la prova della nostra civiltà". Dopo l’affossamento della legge antiomofobia — e le polemiche sulla deputata cattolica del Pd, Paola Binetti, che ha votato per l’incostituzionalità — si accusano cattolici e Chiesa d’essere indifferenti alle ripetute aggressioni contro i gay. "La Chiesa non è contro nessuno, tantomeno contro le persone, di qualsiasi orientamento sessuale esse siano. La violenza e l’aggressione sono sempre gratuite e inaccettabili. La Chiesa ritiene poi che la sessualità sia l’incontro tra persone di sesso diverso in un contesto stabile e fecondo. Si può non condividere questa lettura del dato antropologico, ma la Chiesa non può venire meno a questo che è un dato non solo religioso o culturale, ma profondamente naturale, e che essa propone a tutti senza discriminare nessuno". Si propone l’ora di religione islamica nelle scuole, lei che ne dice? "L’ora di religione cattolica, nelle scuole di Stato, si giustifica in base all’articolo 9 del Concordato, in quanto essa è parte integrante della nostra storia e della nostra cultura. Pertanto, la conoscenza del fatto religioso cattolico è condizione indispensabile per la comprensione della nostra cultura e per una convivenza più consapevole e responsabile. Non si configura, quindi, come una catechesi confessionale, ma come una disciplina culturale nel quadro delle finalità della scuola. Non mi pare che l’ora di religione ipotizzata corrisponda a questa ragionevole e riconosciuta motivazione". Il cardinale Carlo Maria Martini scriveva sul Corriere :"Io ritengo che la Chiesa debba intervenire poco e solo quando è veramente necessario". È d’accordo? "Credo che il problema non sia il molto o il poco intervenire sulla scena pubblica, pur apprezzando personalmente una certa sobrietà sia nel parlare che nello scrivere. Penso che il criterio vero sia l’uomo e il suo destino: specie quando è messo in crisi, la Chiesa, che dell’uomo è amica e alleata, non può tacere. Sarebbe peccato di omissione. Essa è inviata ad annunciare a tutti la grande speranza che è il Signore Gesù". Gian Guido Vecchi 18 ottobre 2009
La lega ribadisce il suo no. Contrario anche il cardinal Tonini D'Alema: "Si all'ora di Islam a scuola" E anche il Vaticano è favorevole "Giusto consentire ai bimbi di un'altra religione di avere questa opzione" ROMA - Massimo D'Alema commenta positivamente la proposta del vice ministro Adolfo Urso, per programmare nelle scuole l'insegnamento della religione islamica in alternativa alla religione cristiana, almeno per gli alunni di fede islamica. "Mi sembra una idea condivisibile - ha detto D'Alema ad Asolo - non capisco perché non si debba consentire a bimbi di religione islamica, come opzione alternativa, l'insegnamento della loro religione". APERTURA ANCHE DEL VATICANO - Anche il Vaticano ha aperto all’ipotesi di una ora di religione musulmana a scuola e, per bocca del cardinale Renato Raffaele Martino, sottolinea che, assicurando i debiti "controlli", si tratterebbe, oltre che di un "diritto", di un meccanismo che permetterebbe di evitare che i giovani di religione islamica finiscano nel "radicalismo". "Se si ammettono gli immigrati, essi vengono con la loro cultura e la loro religione e devono inculturarsi nel paese dove arrivano", spiega il presidente del Pontificio consiglio Giustizia e pace. "A meno che non scelgano di convertirsi al cristianesimo - perché la libertà di religione è un principio sancito da Dichiarazione dei diritti dell’uomo - se scelgono di conservare la loro religione hanno diritto ad istruirsi nella loro religione", ha affermato il cardinal Martino. LA LEGA RIBADISCE IL SUO NO - "Con la Lega Nord in questa maggioranza non potrà realizzarsi in nessun modo la proposta di Urso per l'introduzione dell'ora di religione islamica. Non lo permetteremo mai: noi le nostre radici cristiane le difenderemo fino in fondo". Resta questa la linea della Lega, ribadita di nuovo da Federico Bricolo, presidente della Lega Nord al Senato, che aggiunge: "Urso, uno dei leader di An, ha voluto il posto come viceministro allo Sviluppo economico e quindi pensi a lavorare nel suo ministero, che di cose da fare a sostegno dei nostri imprenditori e lavoratori ce ne sono tante e la smetta di proporre le stesse cose di D'Alema e della sinistra". IL CARDINAL TONINI: "TROPPO PRESSAPOCHISMO" - La proposta di introdurre un'ora di religione islamica nelle scuole italiane, pure nelle sue "buone intenzioni", non trova invece d'accordo il cardinale Ersilio Tonini che afferma: "capisco le intenzioni ma dietro queste proposte c'è pressapochismo. Ci vuole massima prudenza nell'approccio con l'Islam". Secondo il porporato, "si tratta di un'idea impraticabile, non attualizzabile nel nostro momento storico". Il cardinale precisa il suo disappunto: "pensare che l'Islam sia un gruppo completo, esaustivo, è un errore. L'Islam ha mille espressioni, collegamenti, imparentamenti. Insomma, con i valori della nostra civiltà non ha nulla a che vedere".
17 ottobre 2009
L’intervista - "Il vero problema è il reclutamento degli insegnanti" "Idea buona, difficile realizzarla" Il demografo Livi Bacci: ormai nelle scuole un bimbo su 5 è musulmano ROMA — Massimo Livi Bacci ha sentito la proposta dei finiani? Quella dell’ora di religione islamica nelle scuole... "Beh, visto che il Concordato impone a noi un’ora di religione cattolica nelle nostre scuole, mi sembra corretto pensare anche agli islamici. È arrivato decisamente il momento". Perché dice: è arrivato il momento? "Per via dei numeri". Da buon demografo, prima che senatore del Pd. Che numeri ci dice? "Dico che ormai quasi un bambino su cinque tra quelli che mettono piede nelle nostre scuole è islamico. Oggi, infatti, ci sono 75 mila bambini immigrati su meno di 500 mila che nascono da genitori italiani. E...". E? "Da qui a quattro-cinque anni si può presumere che saranno almeno centomila, visto la curva di crescita di questa popolazione islamica che da noi ormai conta un milione-un milione e mezzo di persone " . Dunque la proposta di aprire le porte alla loro religione nelle scuole le sembra buona? "Mi sembra una proposta di civiltà, ma di difficile realizzazione". Perché? "Comincerei a pormi il problema del reclutamento degli insegnanti. Nelle nostre scuole mi sembra sia la Curia a dare il bene placito per gli insegnanti cattolici. E per loro, come si può fare?". Come? "Non lo so. Non esiste una gerarchia nell’ambito della religione islamica. Per questo dobbiamo porci il problema. E non soltanto questo". Quale altro? "Nel nostro Paese ci sono almeno una ventina di differenti paesi islamici. Ci siamo chiesti come sono organizzati nelle loro scuole di origine?". In che senso? "Nel senso: nelle nostre scuole italiane esiste l’ora di religione. Noi, come già detto, cosi abbiamo deciso nel 1929 durante il Concordato. Ma loro? Siamo sicuri che gli islamici che vivono in Italia abbiano voglia di praticare il culto nelle scuole? Glielo abbiamo chiesto?". L’idea della proposta è semplicemente quella di offrire questo spazio di culto nelle scuole... "Ed è una proposta sacrosanta visto che la nostra Costituzione prevede la libertà di culto. Il mio dubbio è che non siano abituati a praticarlo durante l’orario scolastico " . Pensa che l’idea di equiparare il ruolo degli islamici anche nelle scuole sia una giusta via per l’integrazione? Non c’è pericolo di eccessi di integralismo per questa popolazione di islamici che sono già di seconda generazione e si avviano rapidamentealla terza? "Non credo sia l’integralismo il problema " . Eppure il terrorista che ha buttato la bomba a Milano era un immigrato di seconda generazione, apparentemente ben integrato... "Esistono gli squilibrati anche nell’Islam. L’integrazione non c’entra nulla". Alessandra Arachi 18 ottobre 2009
Il progetto di Urso per evitare le scuole coraniche "Ora di religione islamica" La nuova proposta dei finiani Introdurre nelle scuole pubbliche e private, un’ora di religione islamica, alternativa a quella cattolica ASOLO (Treviso) — L’ora di religione? Cattolica, ma anche islamica. L’idea è del viceministro Adolfo Urso, che propone l’introduzione nelle scuole pubbliche e private di una nuova materia, facoltativa e alternativa a quella cattolica, per evitare di lasciare i piccoli musulmani "nei ghetti delle madrasse e delle scuole islamiche integraliste". Si parla molto di Islam ad Asolo e non potrebbe essere diversamente, visto che qui si svolge il workshop "Le nuove politiche per l’immigrazione", seconda edizione dei "Dialoghi asolani", laboratorio di confronto bipartisan animato dalle Fondazioni FareFuturo e ItalianiEuropei e dai rispettivi politici di riferimento, Gianfranco Fini e Massimo D’Alema."Eccoci qui ad Asolo, nel covo di congiurati", scherza Lucia Annunziata, riferendosi ai timori di un patto trasversale che scardini l’attuale maggioranza e rivolgendosi all’intervistato Beppe Pisanu. "Domani ne arrivano altri due", risponde a tono l’ex ministro. Che naturalmente nega complotti: "Se il dialogo non viene praticato neanche nel buio di questa crisi, c’è davvero da temere per l’avvenire del Paese". PER ATTIRARE NELLE SCUOLE I RAGAZZI MUSULMANI - E il dialogo parte, con il segretario generale di FareFuturo Urso: "Potrebbe essere utile, per attirare nei nostri istituti i ragazzi musulmani, prevedere un’ora di storia della religione islamica". E gli insegnanti? Saranno imam? "Dovrebbero essere docenti riconosciuti, italiani che parlano in italiano. Al limite anche imam, a patto che abbiano i requisiti e che siano registrati in un apposito albo. Stiamo parlando di insegnanti reclutati con criteri pubblici". Nel documento di ItalianiEuropei, a cura di Marcella Lucidi, sul tema ci si tiene più sul vago, auspicando "una riflessione non occasionale" e chiedendo un insegnamento che "promuova la conoscenza della cultura e della religione di appartenenza dei ragazzi e delle loro famiglie". Urso rilancia anche l’idea di "classi miste temperate" e dice no al velo negli uffici pubblici. NORME SULL'IMMIGRAZIONE - Ma è soprattutto sulle norme per l’immigrazione che si colgono grandi punti di convergenza. A leggere il paper di FareFuturo, a cura di Valentina Cardinali, si coglie subito un dissenso netto dalle posizione leghiste: "No a scontri di civiltà e no alla strumentalizzazione delle paure". Ma si nota anche una divergenza con Silvio Berlusconi, che ha dichiarato di essere contrario a un Paese "multietnico": "L’Italia già da alcuni decenni è senza dubbio un paese multietnico " spiega il dossier. FareFuturo cita il progetto di legge bipartisan Granata-Sarubbi e lancia alcune proposte: cittadinanza dopo cinque anni, in cambio di esame di lingua e test di cultura, diritto di voto amministrativo, status giuridico a 10 anni per i figli di immigrati nati in Italia, meno discrezionalità dell’atto di concessione. Non che FareFuturo rinneghi le politiche di contrasto del governo, a partire dal reato di clandestinità e dai respingimenti: "Ma sono solo una faccia della medaglia - spiega Urso - . Servono anche integrazione e cittadinanza e dobbiamo allargare le maglie sui flussi".Il dossier di ItalianiEuropei concorda in alcuni punti (cittadinanza, diritto di voto), in altri va oltre (cittadinanza subito ai figli degli stranieri nati in Italia) e lancia il concetto di "cittadinanza sociale", chiedendo di svincolare il permesso di soggiorno dalla durata del contratto di lavoro. Non è escluso che oggi, presenti D’Alema e Fini, si pongano le basi per arrivare a un documento congiunto. Alessandro Trocino 17 ottobre 2009
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REPUBBLICA per l'articolo completo vai al sito Internet http://www.repubblica.it/2009-10-18 La proposta presentata dal viceministro Urso, An. Durissime reazioni dal Carroccio Il via dal presidente della Camera e da D'Alema: "Idea giusta". Boccia Quagliariello, Pdl "Ora di Islam a scuola", Fini appoggia L'ira della Lega. La Chiesa non è contraria "Ora di Islam a scuola", Fini appoggia L'ira della Lega. La Chiesa non è contraria ROMA - Introdurre nelle scuole pubbliche e private, un'ora di religione islamica facoltiva e alternativa a quella cattolica. Il viceministro allo Sviluppo economico Adolfo Urso, finiano doc, getta un sasso nei Dialoghi Asolani, il workshop delle fondazioni Farefuturo e Italianieuropei. E provoca una bufera. La Lega grida allo scandalo, anche parte del Pdl innalza un muro contro l'idea. Ma la Chiesa e D'Alema aprono alla discussione. Monsignor Domenico Mogavero, presidente della Commissione Affari giuridici della Cei non cestina la proposta. "Partire dalla scuola". Spiega il promotore dell'iniziativa: "Ad insegnare l'ora d'Islam, dovrebbero essere docenti riconosciuti italiani, al limite anche imam a patto che abbiamo i requisiti e siano registrati in un apposito albo", mentre l'Unione delle comunità islamiche in Italia Ucoii, preferirebbe che all'insegnamento confessionale del Corano continuassero a provvederele comunità religiose. L'ira della Lega. Contraria la Lega: da Roberto Castelli, senatore della Lega e viceministro alle Infrastrutture, che parla di "provocazione" ("Una proposta strumentale che arriva pochi giorni dopo l'attentato alla caserma di Milano per seminare zizzania"), al collega di partito Luca Zaia, ministro dell'Agricoltura, che rilancia con un'idea opposta: introdurre l'ora di religione cattolica obbligatoria per tutti gli studenti islamici. Critico anche Gaetano Quagliariello, vicepresidente dei senatori del Pdl: "L'integrazione si ottiene promuovendo la nostra specifica identità". D'Alema e Fini: "E' un diritto". L'idea trova invece riconoscimenti trasversali da Gianfranco Fini, presidente della Camera ("Una proposta di buon senso, per nulla scandalosa"), e dall'antico avversario politico Massimo D'Alema del Pd che non nasconde di essere d'accordo "anche se in un mondo ideale sarebbe opportuna un'ora di insegnamento di tutte le religioni insieme''. L'apertura dalla Chiesa. Possibilista anche il Vaticano. Il cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio consiglio per la giustizia e la pace, aveva già in passato accarezzato l'idea di un'ora di Corano a scuola. Con i debiti "controlli", spiega, "eviterebbe che i giovani di religione islamica finissero nel radicalismo". Lo sostiene monsignor Domenico Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo, città con forte immigrazione islamica, e presidente della Commissione Affari giuridici della Conferenza episcopale italiane, non cestina la proposta: "Nulla in contrario. Serve però un accordo preventivo tra Stato e comunità musulmane italiane". Tuona invece contro la proposta il cardinale Ersilio Tonini che definisce l'idea "impraticabile". I dati. Il numero dei minori immigrati iscritti nelle scuole è sensibilmente aumentato negli ultimi 10 anni. Nel Dossier sull'immigrazione redatto nel 2002 dalla Caritas su dati del ministero dell'Istruzione e dell'Interno, se agli inizi degli anni '90 i minori immigrati iscritti nelle scuole erano 25.756, nel 2000 erano 147.406 (con una crescita annuale di 28 mila studenti), di cui il 20% frequenta la scuola materna, il 44% le elementari, il 24% le medie e il 12% le superiori. Sempre meno scelgono l'ora di religione. Nell'anno scolastico 2007-2008, secondo le cifre della Cei, il 91% degli studenti iscritti alle scuole statali, dalla materna alla superiori, ha scelto l'insegnamento della religione cattolica. Ma sempre più studenti preferiscono rinunciare all'ora di religione: in quindici anni, l'aumento è stato del 2,4%. Al Nord ha rinunciato il 14,5%, al Centro il 9,7% e al Sud l'1,7%. In Toscana la percentuale più alta pari al 17,8%; la più bassa in Campania l'1,3%. (17 ottobre 2009) |
L'UNITA' per l'articolo completo vai al sito Internet http://www.unita.it2009-10-18 Zaia: ora di religione cattolica obbligatoria per gli islamici Ora di religione cattolica obbligatoria per tutti gli studenti islamici: la proposta è del ministro dell'Agricoltura, il leghista Luca Zaia, che non solo boccia l'idea dell'ora di religione islamica a scuola avanzata da Adolfo Urso al convegno di Farefuturo e ItalianiEuropei, ma rilancia. "L'ora di religione cattolica obbligatoria per i musulmani nelle nostre scuole serve a far capire a loro perchè noi siamo così - spiega Zaia - e quali sono i risultati del cristianesimo e cattolicesimo profondamente radicati nella nostra società. L'ora di religione islamica? Usando il linguaggio rugbystico, la proposta di Urso è una 'mischia al centro'. Il vero tema è obbligare gli islamici a studiare la nostra religione". "Non è un processo di evangelizzazione - ha aggiunto il ministro della Lega - ma di conoscenza e consapevolezza della nostra religione". L'ora di religione islamica a scuola non va assolutamente giù alla Lega. Per Roberto castelli è una proposta "strumentale", anzi "solo una provocazione", qualcosa che "non sia neanche da prendere in considerazione". Insomma, dice il viceministro alle Infrastrutture, "l'ora di religione islamica non è nel programma, non esiste. Chi ne parla ha in mente altre cose". Peraltro, osserva Castelli, giunge a pochi giorni dall'attentato a Milano, "proprio per suscitare una nostra reazione e seminare zizzania. Sono giochini tristi e prevedibili. Mi viene in mente Follini". Follini che nel 2004, spiega il viceministro leghista, "cercava solo di creare problemi alla maggioranza sui temi più diversi ma sempre a prescindere dalla sostanza delle cose". Oggi però, avverte Castelli, "la maggioranza è molto più solida di allora. Ma Fini ha avuto un'accelerazione che lo mette fuori dal comune sentire del Popolo della libertà". 17 ottobre 2009
Ora di islam a scuola, D'Alema: idea giusta E' polemica tra gli schieramenti sulla proposta del viceministro Adolfo Urso di istituire l'ora di religione islamica a suola. Il ministro dell'Agricoltura Luca Zaia rilancia con l'ora di religione cattolica obbligatoria per tutti gli studenti islamici. "Serve a far capire a loro perché noi siamo così - spiega Zaia -; usando il linguaggio rugbystico, la proposta di Urso è una 'mischia al centro'. Il vero tema è obbligare gli islamici a studiare la nostra religione". "La proposta Urso non merita nemmeno considerazione: bisogna prima parlare del sano principio di reciprocità tra Paesi: dove c'é una moschea ci dev'essere una chiesa", afferma Mario Baccini, leader dei Cristiano popolari PdL. "Non si tratta di provocazione. Ma di una proposta politica condivisa tra settori della maggioranza e dell'opposizione", si legge su Ffwebmagazine, il periodico online della fondazione Farefuturo presieduta da Gianfranco Fini. "Non si comprende, a questo punto, la natura delle polemiche". "Vediamo la cosa in maniera molto positiva. Sarebbe l'occasione di far conoscere da un punto di vista laico a tutti gli studenti, non solo quelli musulmani, le specificità e le caratteristiche dell'Islam". Il vice presidente del Coreis, comunità religiosa islamica italiana, imam Yahya Pallavicini, promuove la proposta dell'ora di religione islamica nelle scuole lanciata ieri dal vice ministro Adolfo Urso e sposata oggi anche da Massimo D'Alema. Ha dei dubbi Mario Scialoja, membro del Cda del Centro culturale islamico italiano: "Rappresenterebbe un problema costituzionale di uguaglianza con le altre religioni presenti nel nostro Paese", ha dicharato all'ANSA. "Personalmente sarei contentissimo, ma non la vedo facile. Bisognerebbe fare lo stesso con tutte le altre religioni". I Della stessa idea anche la Rete degli studenti medi, secondo cui se si fa l'ora di islam, si dovrebbe fare anche l'ora di cristianesimo ortodosso o quella di buddismo. E, aggiungono, si arriverebbe a una vera lottizzazione dell'istruzione da parte dei credi, in cui prevarrebbe tra l'altro la legge del più forte o della maggioranza. 17 ottobre 2009 |
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